Sono solito fare recensioni di film che mi sono particolarmente piaciuti o mi hanno fatto pensare molto.
Non è il caso di questo che per vari motivi ritengo esere una delusione cinematografica.
Un essere umano può essere perverso, feroce, criminale e tagliagole: ma resta pur sempre un essere umano.
Un bravo scrittore, colto e talentuoso merita certo successo e ammirazione, ma non può calpestare un altro essere umano, anche se questo ( e senza possibilità di appello) si è macchiato di sangue innocente.
Truman Capote, scrittore di talento con molti problemi personali irrisolti, è alla ricerca dell' "idea vincente", destinata ad assicuragli fama mondiale.
Un efferrato delitto commesso nel Kansas sembra essere l'occasione giusta. Capote investe denaro ed energie, per realizzare il suo "romanzo verità", basato, tra l'altro, sulla testimonianza diretta dei due assassini. Chi è causa del suo mal pianga se stesso: uno dei due criminali, gentile, intelligente e amante della cultura, riesce a far innamorare di sè il cinico scrittore, il quale non farà un bel nulla per salvarlo, anzi arriverà a desiderare la sua morte... per finire il libro.
Un film crudele, feroce, probabilmente realistico. Ma se questa è la dura cronaca, si desidererebbe qualcosa di diverso. Bella la fotografia, impeccabile la cura dei dettagli, ottima l'interpretazione di Hoffman... ma il film lascia l'amaro in bocca, perchè il giudizio morale è lasciato allo spettatore... e mi spiace, questo è troppo facile.