La cosa che colpisce di più ogni spettatore è la fotografia mozzafiato che rende molto bene la potenza della natura del west americano. Il soggetto è trattato con delicatezza e sensibilità e può essere accolto bene anche da chi non è toccato personalmente dall'argomento. gli ultimi 15 minuti sono un vero pugno nello stomaco per chiunque e fanno molto pensare lo spettatore che difficilmente può restare insensibile.
Da sempre il cinema di Ang Lee corre sul filo dell'ambiguità sesuale, dal suo primo film "Banchetto di nozze" fino a "La tigre e il dragone" dove la protagonista era spesso travestita o scambiata per uomo.
C'è innanzitutto da dire che "Brokeback" è molto poco western in quanto siamo ben lontani da Leone o Ford. In realtà è come se il regista combinasse "Cavalcando col diavolo" e "Ragione e sentimento" donandoci quella confezione di sentimento e di pulizia visiva quasi alla James Ivory.
Sorprende come Ang Lee riesca a passare dall''eleganza registica alla brutalità in maniera incredibile. In particolare quella scena intensissima del primo rapporto sessuale tra i due protagonisti (una delle scene di sesso migliori nella storia del cinema) di una violenza carnale/mentale/spirituale che stordisce l'emotività degli spettatori. é una sessualità così sofferta, con la macchina da presa che assume una fisicità animalesca, un erotismo quasi sadomasochistico, mentre immortala due uomini all'inizio di una nuova vita.
In fondo Brokeback Mountain è solamente una storia d'amore raccontata al massimo della sua passione e del suo realismo, una storia d'amore sofferta/sofferente che nemmeno la morte può far cessare.
"Tutta colpa di quella montagna" dice Jack quando per l'ennesima volta si rivede col suo amico/amante Ennis.
E' proprio vero: "Se non hai nulla, non hai nulla da perdere...